10° Congresso Regionale Fit-Cisl
Relazione del Segretario Generale
Alessandro Di Naccio

Premessa :
Come  Segretario Generale della Fit Cisl Abruzzo ho per la seconda volta l’onore  e  l’onere  di tracciare un quadro fatto di bilanci e di prospettive, di analisi e di  confronto.
          Lo faccio  partendo da un grande abruzzese di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario  della nascita, Gabriele D’Annunzio, che oltre ad aver dato lustro alla nostra  terra, come il filmato introduttivo ha ben testimoniato, è legato a doppio filo  al mondo dei trasporti, sua grande passione in quanto aviatore, navigatore e  attento conoscitore delle prime realtà automobilistiche dell’epoca.
          Certo che il  mio compito assume ancora più rilievo perché, a nome di tutti gli iscritti  della FIT CISL ABRUZZO, ho l’opportunità di espletarlo insieme ai numerosi  rappresentanti della politica, degli Enti territoriali e delle realtà aziendali,  ai colleghi delle altre Organizzazioni Sindacali, con i quali intendiamo  perseguire la metodologia dell’unità sindacale, ed agli altri invitati che  hanno voluto onorarci con la loro presenza e che ringrazio per la loro  partecipazione.
          Sembra un  refrain ma ancora una volta siamo chiamati ad affrontare una fase molto  delicata ed incerta di un comparto, quello dei trasporti, caratterizzato, a  livello nazionale come a livello territoriale, da tante incertezze ma anche da tanta,  forse troppa, confusione.
          Molte delle  domande alle quali cercavamo risposta quattro anni fa sono ancora lì, irrisolte  oggi come lo erano allora, e questo denota, è bene dirlo, come il lavoro  svolto, ognuno per la propria parte, non ha prodotto i risultati sperati ed  auspicati negli anni precedenti.
  Non a caso il nostro Congresso è caratterizzato da tre  parole: Lavoro, Futuro e Giovani.
          Se fino ad  oggi ci siamo posti interrogativi è inevitabile che da adesso in poi si diano  risposte, specie su questi tre temi, assumendosi ognuno le proprie  responsabilità.
          Ancora una  volta, e senza presunzione, auspichiamo che l’occasione odierna possa  contribuire allo scopo.        

Lo scenario di riferimento:
Ho accennato  alla confusione che caratterizza il comparto ed è quindi opportuno capire ed  inquadrare lo scenario nel quale siamo chiamati ad agire.
          A livello  nazionale stiamo vivendo una fase politica ed economica molto delicata,  caratterizzata dalle ripercussioni negative di un risultato elettorale, figlio  anche e soprattutto di una pessima Legge elettorale, che ha di fatto sancito  l’ingovernabilità del Paese e di una recessione che ancora oggi fa sentire con  intensità i propri effetti negativi.
          Per quanto  riguarda la Legge  elettorale non c’è dubbio che va cambiata, e subito, avendo a riferimento la  governabilità del Paese.
          Crisi dei  consumi, diminuzione del potere di acquisto, persistenza di un forte debito  pubblico che impedisce, unitamente all’incertezza politica del dopo voto,  l’utilizzo di misure economiche efficaci. 
          Il tutto  condito, per così dire, da centinaia di migliaia di posti di lavoro persi o a  rischio.
          Quali sono  state le risposte a tutte queste criticità?
          Innanzitutto  credo un fatto positivo sia rappresentato dalla recente ascesa al soglio  pontificio del neo Papa Francesco perché, viste le premesse, avrà di certo la  capacità di dare nuovo impulso a principi a noi cari come quelli della dottrina  sociale della Chiesa, via media tra profitto e salario.
          La politica, al  contrario, più che risposte, ha dato il proprio contributo per aumentare gli  interrogativi, riuscendo in un compito che sembrava davvero impossibile  espletare: quello di aumentare la disaffezione da parte della gente.
          Non meno  discutibile è l’atteggiamento assunto da parte del credito, inteso come  quell’elemento che avrebbe dovuto dare un po’ di respiro ad una economia e ad  un mondo dell’impresa asfittiche.
          Le politiche  di salvaguardia del sistema bancario hanno prodotto una speculazione di fatto,  tanto da dare sì risposte alla Finanza, quella con la effe maiuscola, ma  perseverando in un atteggiamento ostile nei confronti della grande richiesta di  credito che il mondo produttivo invece continua ad avanzare.
          Una situazione  che avvalora quanto affermato proprio da questo pulpito quattro anni orsono,  ovvero che non c’è sviluppo senza libero  mercato ma non c’è Società, nella sua accezione di vivere in comune, che possa  prescindere dalle regole.
          Siamo ancora  lì, a chiederci quali siano i confini di una corretta politica economica  nell’ambito di una Società sempre più assetata di solidarietà e di comunione di  intenti.
          Il problema è  che le teorie si sono ancor di più allontanate dalla realtà ed il rischio è che  una parte importante del Paese non sia più disponibile ad aspettare. 
          Qualcuno definisce  il fenomeno come “populismo” ma guai a sottovalutarne gli effetti.
          La  considerazione è ancora più attuale se rapportata al mondo dei servizi che,  come Federazione, viviamo quotidianamente.
          Noi siamo  convinti che le infrastrutture ed i servizi siano la base senza la quale non è  possibile costruire la crescita economica, anche a livello abruzzese, e da  questo non si transige.        

La situazione in Abruzzo:
Già, l’Abruzzo. 
          Territorio nel  quale il quadro complessivo rispecchia appieno quello nazionale.
          Che si parli  di Trasporto Pubblico Locale o che si parli di Igiene Ambientale, per citare  due ambiti che ci interessano direttamente, troppe sono le incertezze ed i  punti interrogativi.
          Si è in attesa  di interventi normativi che facciano chiarezza su quali siano le strade da  percorrere e sembra che a prevalere sia la paura delle scelte.
          E’ un lusso  questo che non ci possiamo più permettere.
          Abbiamo tutti  cercato di fare sintesi attraverso tavoli concertativi che potessero amalgamare  i molteplici interessi che poi, a ben vedere, ora più che mai dovrebbero  convergere.
          Il risultato,  alcune volte, è stato vanificato dalla scelta di non decidere che ha fatto  prevalere interessi parziali a quelli dell’intera collettività.
          Sarà forse  eccessivo affermare che si è perso tempo ma è indubbio che la sensazione netta  sia proprio questa.
          A questo va  aggiunto un immobilismo passivo di tante realtà della società civile, quasi si  sia tutti in un oblio rassegnato che non può di certo lasciare ben sperare per  il futuro.
          C’è un’aria di  rassegnazione che nulla ha a che vedere con la nostra cultura ed il nostro modo  di fare ma che è emblematico di uno stato d’animo pericoloso.
          Per certi  aspetti verrebbe ironicamente da dire che è facile fare una relazione quando  nulla o quasi è mutato dall’intervento precedente, ma è parimenti difficile, e  qui di ironia ce n’è poca, accettare con serenità questo stato di cose e,  certamente, oltre che trovare le responsabilità altrui, quella di oggi è  l’occasione anche per fare una disamina tutta interna su quello che eventualmente  poteva e doveva essere ed invece non è stato.
          Mi auguro che  il dibattito che proseguirà nel pomeriggio dia un grosso contributo anche su questo.
          Tornando ai  temi appena accennati siamo ancora una volta a rivendicare l’importanza di  obiettivi come quelli dell’AMBITO UNICO REGIONALE SUI RIFIUTI, unica vera  risposta alle carenze ed alle difficoltà di un comparto strategico per quanto  rappresenta in termini di spesa e di tutela del territorio, o dell’AZIENDA  UNICA REGIONALE di TPL, che metta insieme le tre Società pubbliche prevedendo  un solo Consiglio di Amministrazione in una realtà che ad oggi ne vede presenti  ben cinque, senza  dimenticare il BACINO  UNICO REGIONALE quale unità da mettere eventualmente a gara, perché rappresenta  la migliore soluzione all’inevitabile problema della solidarietà territoriale.
  La Fit Cisl Abruzzo ribadisce con forza queste priorità e ritiene non  più procrastinabili le azioni atte al raggiungimento di questi obiettivi.
          Il  frazionamento e la parcellizzazione sono foriere di instabilità e sperpero di  denaro pubblico: affermarlo è populismo o necessità inderogabile ?
          Sul tema  dell’Azienda Unica qualche significativa novità ha caratterizzato il recente  passato, dopo l’importante momento concertativo avuto con l’Assessore ai  Trasporti Morra attraverso i Tavoli tecnici che hanno portato, nel 2011 e nel 2012, a due Leggi regionali  di indirizzo .
          La scelta  della Giunta regionale di dare corpo ad una prima incorporazione tra Arpa e GTM  dà spazio all’ottimismo dopo mesi di stallo, il tutto sulla pelle, e sulle  tasche, dei cittadini.
  Non c’è alternativa alla costituzione dell’Azienda unica e  non c’è alternativa al fatto che nella stessa ci sia anche il ramo ferro.
  Quindi per la   Fit Abruzzo l’incorporazione delle Aziende su gomma  rappresenta il primo passo di un cammino che va percorso per intero e che, a  valle di tutta l’operazione, deve prevedere la possibilità di collaborare con  il mondo privato del trasporto locale attraverso ipotesi di aggregazioni  consortili, avendo a riferimento anche l’opportunità  di aggredire il mercato delle linee commerciali.
          Ci tengo ad  evidenziare come il Sindacato abbia fin da subito accettato la sfida del  cambiamento e della razionalizzazione, mettendo in gioco la propria capacità di  trovare soluzioni, in primis sul costo del lavoro.
  E ci tengo a ribadire in questa Sala, alla presenza di tante  RSA e RSU, che sarà proprio nella contrattazione di secondo livello il terreno  nel quale come Fit Cisl terremo fede ai nostri impegni.
          D’altronde se  si chiede una assunzione di responsabilità a tante componenti della società  civile non vedo come ci si possa sottrarre come rappresentanti dei lavoratori.
          Ne va della  nostra credibilità e del nostro futuro, tenuto conto di quanto si stia facendo  a gara per impallinare il Sindacato sacrificandolo sull’altare del qualunquismo  da un lato e dello scarica barile dall’altro.
          C’è una storia  che testimonia del nostro operato e, soprattutto, dell’operato della Cisl,  spesso chiamata ad assumere responsabilità sacrificando anche una parte di  consenso, salvo poi vedersi riconoscere, ovviamente con il senno di poi, le  qualità delle proprie scelte e della propria coerenza.
          Dalla  condivisione dei principi della Legge 300 del 1970 agli Accordi  interconfederali sulla scala mobile, passando per le più recenti intese sulla  produttività e sulla rappresentatività: questo è il solco tracciato dalla  nostra Organizzazione ed è su questo solco che il Paese ha seminato per  raccogliere i frutti di un riequilibrio sociale e retributivo troppo spesso  disattento nei confronti del mondo del lavoro.
          Non diverso è  stato l’atteggiamento avuto dalla Fit Abruzzo sui tavoli istituzionali ed aziendali  e non sarà diverso in futuro.
          Per quanto  attiene il capitolo infrastrutture la situazione si presenta davvero critica.
          Sull’operatività  di strutture come l’Interporto di Manoppello e quello di Avezzano si deve  purtroppo constatare che continuano ad essere vere e proprie cattedrali nel  deserto.
          Avere  situazioni di questo tipo non è più tollerabile ed abbiamo bisogno tutti di  risposte concrete che avviino una controtendenza.
          Dare piena  funzionalità all’intero sistema trasportistico e logistico regionale pone  l’accento sul tema delle priorità progettuali, da troppo tempo ferme solo nelle  intenzioni del Report 4 del PRIT.
          Ribadiamo la  necessità di realizzare quelle infrastrutture, in particolare ferroviarie e  stradali, che permettano di fare davvero  sistema. 
          La logica dei  lotti funzionali, specie per il sistema ferroviario, diventa indispensabile in  una situazione come quella che viviamo, in cui bisogna far quadrare i bilanci  della pubblica amministrazione.
          Si dia  priorità al raddoppio ferroviario tra Pescara e l’Interporto di Manoppello, al  miglioramento dell’infrastruttura tra Avezzano e Roma e, per quel che concerne  la viabilità, alla realizzazione dell’asse pedemontano che possa contribuire al  decongestionamento del traffico sulla zona costiera e la progettazione di  autostazioni capaci di rendere appetibile l’uso del mezzo pubblico.
  Siamo consapevoli di ribadire concetti già espressi, ma è  proprio questo il problema: nulla è cambiato.
          Non è  tollerabile che la politica dei trasporti abruzzese non prenda coscienza di  quanto siano strategiche linee di intervento infrastrutturale utili al  riequilibrio modale del trasporto merci, al riequilibrio a vantaggio delle aree  interne ed all’aumento delle quote di trasportato del Trasporto Pubblico  Locale, e anche che non tenga conto dell’analisi di quale possa essere  l’incidenza di progetti infrastrutturali di regioni limitrofe sull’Abruzzo.
          Sono argomenti  questi non nuovi, sui quali la   FIT Abruzzo batte da tempo e continuerà a farlo fino a che  non ci sarà una concreta inversione di tendenza.
          Da questo  quadro regionale scendiamo in quella che è una analisi delle diverse realtà  operanti nell’ambito dei trasporti e dei servizi.        
Mobilità su ferro, mobilità su gomma:
Partiamo dagli  aspetti contrattuali.
          Il Contratto  Collettivo nazionale della Mobilità ha visto concretizzarsi la parte  ferroviaria.
          La fase di  stallo che sta contraddistinguendo l’andamento del tavolo aperto presso il  Ministero sul fronte autoferrotranviario, il cui contratto è scaduto da ben  cinque anni, ad oggi non ha permesso di arrivare ad una conclusione positiva  della vertenza.
          Troppo tempo è  trascorso e troppi rinvii, dettati dal buon senso e dai buoni propositi delle  controparti, si sono dimostrati alla fine non risolutivi.
          Bisogna avere  subito risposte concrete anche e soprattutto perché abbiamo già dimostrato di  voler fare giustamente la nostra parte su questo tema, con ben 10 scioperi già  effettuati e riusciti ampiamente.
          Certezza delle  risorse, esigibilità della normativa e risposta al salario: questi i tre  capisaldi da traguardare in una maniera che definirei armonica, dove ognuno di  questi aspetti sia propedeutico agli altri generando una positiva interazione  tra i diversi fattori della produzione.
          Risposte  concrete quindi al binomio produttività – reddito laddove gli stessi devono  essere direttamente proporzionali.
          Certo è che  anche la fiscalità deve dare il proprio contributo, e non solo sui frutti della  contrattazione di secondo livello.
          La pressione  fiscale sulla componente lavoro deve essere adeguata tanto sui costi quanto sui  salari e non deve rappresentare, unitamente alle pensioni, il salvadanaio per  le emergenze.
          Si era  accennato alla chiusura positiva del Contratto per la parte inerente le  Attività Ferroviarie, peraltro avallato da un referendum tra i lavoratori che  ne ha confermato la positività, ma su questo versante permangono altre criticità.
          Nella  nostra Regione i servizi offerti da  Trenitalia, sia per quel che riguarda la lunga percorrenza che il trasporto  locale, hanno subito nell’ultimo quadriennio un ulteriore ridimensionamento,  facendo registrare uno dei livelli più bassi sia in termini quantitativi che  qualitativi.
          Siamo ancora  una volta in presenza di un depauperamento sul nostro territorio dettato, anche  e soprattutto, dal mancato utilizzo, per quel che concerne la Lunga Percorrenza,  di materiale ETR sulla nostra Linea, fattore questo che permetterebbe di  utilizzare l’infrastruttura dell’Alta Velocità nel tratto Bologna – Milano. 
          Il tutto  mentre altrove si inaugurano servizi di Alta Velocità giustificandoli con  presunte capacità commerciali diverse dalle nostre.
          Sia chiaro, il  fatto che l’Alta Velocità abbia raggiunto le Marche non può che essere positivo  e nessuno cerca soluzioni campanilistiche a problematiche che, invece, sono di  natura costituzionale.
          Il cittadino  abruzzese ha il diritto, e sottolineo diritto, ad avere le stesse possibilità trasportistiche  di altri territori.
  Ne hanno il diritto la nostra imprenditoria ed i nostri  lavoratori, la nostra prospettiva ed il nostro presente, le nostre montagne e  le nostre coste e, soprattutto, la nostra dignità.
          Si continua  inoltre a tagliare posti di lavoro in nome di una razionalizzazione a livello  compartimentale, interessante cioè le regioni Abruzzo, Marche ed Umbria, i cui  riflessi negativi, guarda caso, sembrano ricadere prevalentemente sul nostro  territorio.
          Il blocco del turn  over e la mancanza di assunzioni, unitamente ad una mobilità più o meno forzata  del personale abruzzese verso nuove sedi di lavoro, stanno lì a dimostrarlo.
          Sul versante  del servizio ferroviario pubblico locale vi è innanzitutto la prospettiva  legata a quella che sarà la modalità di affidamento o di aggiudicazione dei  servizi.
          Abbiamo la  caratteristica non comune di avere due Società che operano nel settore ed una  di queste è di proprietà della Regione Abruzzo.
  Ferma restando l’importanza della clausola sociale, e quindi  della salvaguardia dei livelli occupazionali a prescindere da quale Società  sarà chiamata a gestire i servizi, è da tempo che come Fit Cisl auspichiamo  intese ed accordi commerciali tra Trenitalia e Sangritana.
          Riteniamo che  questa sia la strada da provare a percorrere affinché alle capacità di  Trenitalia si aggiungano le peculiarità e la regionalità della Sangritana. 
          Si avrebbe un  binomio perfetto tra imprenditorialità ed attenzione al territorio con tutto  ciò che di positivo ne potrebbe conseguire.
          E’ chiaro che ci  si attende comunque un miglior servizio rispetto agli standard che, specie in  alcuni territori, sembrano non essere soddisfacenti.
          Troppe le  criticità sul pendolarismo marsicano piuttosto che su quello costiero e nessuno  di Trenitalia dimentichi l’importanza di attestare le leve della produzione  laddove c’è la domanda.
          Scelte di  natura diversa non vedranno mai la nostra condivisione. 
          Se il  trasporto locale di Trenitalia fa registrare alcune crepe non meglio  posizionata è la realtà della Sangritana.
          E’ necessario  un Piano di Impresa che ponga attenzione al core business e che possa delineare  lo scenario ipotetico di sviluppo che la Società si prefigge. 
          Come spiegare  altrimenti che sulla tratta Lanciano – S. Vito - Pescara dal giorno della sua  apertura all’esercizio non sono aumentate le corse rispetto a quella che è la  reale capacità ?
          Gestione delle  risorse e strutturazione del Bilancio basate su entrate che, andando avanti il  percorso parlamentare sull’introduzione del federalismo fiscale, potrebbero non  esserci.
          Questi sono i  maggiori elementi che, ancora oggi, inducono a ritenere preoccupante lo stato  di salute di una Azienda che, al contrario, avrebbe tutte le carte in regola  per consolidarsi in ambito regionale e per aggredire un mercato  territorialmente più ampio.
          Ci ripetiamo  ma siamo ancora convinti che la logica  della quotidianità non può rappresentare il filo conduttore della gestione di  Società, specie se a capitale pubblico, perché queste, sempre più, sono  chiamate a confrontarsi con un mercato in cui non vi sono più paracadute  a piè di lista.
          Ed è anche per  questo motivo che auspichiamo in tempi brevi una separazione societaria tra  infrastruttura e trasporto e, per quest’ultimo, una ulteriore differenziazione  tra TPL e altre attività commerciali come quelle relative alla Cargo o al  noleggio. Proseguendo sul versante del trasporto su gomma e per rimanere in  tema di patrimoni da gestire, particolare attenzione deve essere prestata alla  valenza strategica della produzione effettuata da una Azienda come la GTM, ferma restando la  prospettiva dell’azienda Unica Regionale.
          Operando su di  un territorio fondamentale come quello dell’area metropolitana, è necessario  proseguire il percorso relativo alla realizzazione di una filovia che colleghi  i punti nevralgici del territorio tanto sull’asse Silvi – Ortona quanto sulla  direttrice Pescara – Chieti, in quello che è il territorio maggiormente  congestionato a causa dei flussi, al di sopra della soglia di allerta, di  traffico veicolare privato.
          Si evidenzia  quindi l’opportunità di perseguire gli obiettivi di quella che è una vera e  propria mission anche attraverso gli  strumenti della maggiore qualità del servizio.
          Anche in  questo caso le scelte programmatiche delle Amministrazioni competenti, sia in  tema di viabilità che di infrastrutture di interscambio, rappresentano il punto  di partenza di un percorso non facile.        
Appalti ferroviari:
Nel comparto  ferroviario continuano ad esserci criticità nel mondo degli appalti. 
          Gli ennesimi  cambi appalto sono stati ancora una volta caratterizzati dall’inevitabile  ricorso agli ammortizzatori sociali al fine di tutelare l’occupazione  altrimenti fortemente a rischio.
          C’è bisogno di  una inversione di tendenza, ed un primo passo positivo in tal senso è senza  dubbio la gestione centralizzata delle ricadute occupazionali che scaturiscono  proprio dalle ricadute derivanti dai cambi appalto.
        Siamo in  presenza di una problematica che investe l’intero territorio nazionale e che  sconta anche il continuo ridimensionamento delle risorse messe in campo dalle  Ferrovie dello Stato.
        La parcellizzazione ha un senso in sede di  programmazione aziendale, ma sulla componente della forza lavoro può creare  criticità difficilmente sanabili con ricadute negative anche sulla qualità  stessa del servizio ferroviario.
        
Il valore dei programmi e la situazione in ARPA:
Avendo  accennato a termini come scelte e programmi non posso non partire da questi per  fare un resoconto di quello che è lo stato dell’arte in ARPA.
          Pur riconoscendo competenza ed affidabilità relativamente al  management aziendale, a cui va il merito di aver rinnovato il parco macchine e  di aver ridato dignità ai lavoratori di L’Aquila e che, tra l’altro sopporta  ancora la mancata contribuzione per circa un milione e mezzo di chilometri di TPL,  alla base di questa che è a tutti gli effetti una insoddisfazione di fondo vi è  l’atteggiamento non certo costruttivo assunto in più frangenti dalla  controparte datoriale e da chi ne ha pro  tempore la responsabilità, anche per non aver battuto i pugni sul tavolo  quando forse ce n’era bisogno.
          Di contro il  Sindacato ha dato prova di concretezza e maturità sottoscrivendo accordi che  hanno portato ad una riduzione di circa 80 turni, in una Azienda il cui costo  chilometrico è tra i più bassi , malgrado il taglio del 10 % della  contribuzione operato dalla Regione sia sul ferro che sulla gomma ed il  costante e significativo aumento del costo del gasolio che, e vale per tutto il  comparto, è aumentato di circa il 30 % nell’ultimo quadriennio questo a  dimostrare come la presa di coscienza sulle problematiche, per quanto ci  riguarda, l’abbiamo già metabolizzata.
          E’ evidente la  diversa prospettiva con la quale le parti si misurano sui tavoli contrattuali  aziendali, non si capirebbe altrimenti l’accentuata conflittualità che si è  registrata, malgrado si proponessero accordi che davano risposte tanto al  fattore lavoro quanto al consolidamento dell’Azienda e delle professionalità  che vi sono all’interno.
Pur se con ruoli differenti, crediamo che il Sindacato abbia operato avendo a riferimento un Piano di Impresa non sempre condiviso, assumendosi spesso responsabilità finalizzate alla sua attuazione.
Crediamo che  fornire risposte chiare sia un dovere tanto nei confronti dell’azionista quanto  rispetto agli utenti ed all’intera collettività regionale. 
          Chi mi ha  preceduto negli anni passati amava affermare come ci sia la necessità di più politica DEI trasporti e meno  politica NEI trasporti, e questa affermazione è oggi ancor più di attualità  visto che capita sempre più spesso di dover assistere a scelte politiche che  rispondono solo ad esigenze legate al consenso più che a logiche  imprenditoriali.
          E’ la stessa  logica con la quale stiamo affrontando la vertenza aperta per la Società Sistema,  per la quale siamo disposti a verificare diverse possibili soluzioni purché si  salvaguardino i livelli occupazionali.        
Aziende ANAV:
Nell’ambito  delle Società che operano nel TPL un ruolo importante ce l’hanno le associate  all’ANAV, le cosiddette “private”.
          Ebbene  su questo terreno stiamo registrando, specie nell’ultimo periodo, delle  posizioni oltranziste che non lasciano sperare in un futuro tranquillo per  quanto riguarda la conflittualità.
          Il  tutto prende spunto dalla pericolosa deriva che alcune Società, con  l’incomprensibile avallo anche di componenti sindacali, sta prendendo in  termini di esasperazione delle condizioni retributive dei propri dipendenti.
          E  qui si apre un capitolo che vale per tutto il comparto, perché nessuno si  attenda porte aperte su questo tema.
          Confondere  l’assunzione di responsabilità con una abdicazione al ruolo di rappresentanti  dei lavoratori è una eventualità che, per quanto ci riguarda, non vedrà mai la  luce e non sosterremo mai alcuna azione tesa al non riconoscimento salariale del  lavoro.
          La  produttività va retribuita e non può essere sacrificata unilateralmente  sull’altare di uno sbilanciamento verso il profitto del rapporto tra lo stesso  e i salari che, ovviamente, hanno pari dignità concettuale.
          A  questo va aggiunta la incomprensibile posizione assunta dalle associate sul  tema dei cosiddetti 25 euro, ovvero la parte salariale derivante da un accordo  con la Regione  del 2004.
          Resta  ancora da capire come si possano non erogare somme regolarmente percepite dalla  Regione attraverso l’inserimento delle stesse in busta paga, con tutto ciò che  ne consegue a livello fiscale e previdenziale.
          Inoltre  resta ancora oggi inalterata la percentuale di ricorsi legali registrati per la  definizione di vertenze che, altrimenti, non vedrebbero una definitiva  soluzione.
          Il  recupero dei tavoli sindacali aziendali resta quindi il principale obiettivo  che come Organizzazione ci prefiggiamo di raggiungere nell’immediato futuro ma  rimane la necessità che a volerlo si sia in due.
Viabilità:
Non meno cogenti sono le priorità del sistema  viario, e quindi dall’ANAS, da sempre sinonimo di manutenzione, costruzione e  gestione delle strade statali. Un binomio che dura da circa 80 anni ed un ruolo  che l’Azienda ha cercato nel tempo  di  svolgere sempre al meglio, anche in presenza di risorse umane ed economiche  sempre più esigui. 
          Una attività   che ha un riflesso non di poco conto sul trasporto su gomma.
          La politica, però, nell’ultimo decennio ha ritenuto  di sminuirne il ruolo in nome di processi di   privatizzazione ed esternalizzazione che di fatto hanno ridimensionato  l’attività  dell’Azienda. 
          E’stato coniato uno slogan ed è passato il  messaggio che a privatizzazione ed esternalizzazione corrispondano sempre  maggiore  funzionalità  e risparmio di risorse economiche. 
          Sarebbe stato invece sufficiente colmare con pochi  e significativi interventi le lacune della filiera del processo interno all’Azienda.
          Quindi  in  ANAS  sono state esternalizzate  via via attività manutentive ordinarie  fondanti come il taglio erba, il pronto intervento e lo sgombro neve.
          Lo sgombro neve in Abruzzo è stato sempre un fiore  all’occhiello, un’eccellenza  per l’alta  specializzazione e professionalità del personale  di esercizio, ma dal 2011, e  tra l’altro in concomitanza con l’acquisto di  mezzi sgombro neve  nuovi,  (acquistati ovviamente a livello centrale),  anche il Compartimento della Viabilità per l’Abruzzo  ha esternalizzato il servizio dello per un  triennio. 
          Della valenza e dei risultati di questa  esternalizzazione tireremo poi  le somme. 
          Intanto  un importante ritorno negativo di questo indirizzo  è stato la conseguente  mancanza di assunzioni di personale  stagionale, che da anni poteva contare su contratti di lavoro e versamenti  contributivi sicuri, cosa di non poco conto in una regione come la nostra da troppo  tempo povera di opportunità. 
          Alla  luce di tutto ciò  come Sindacato  dobbiamo tornare a far sentire la nostra voce, quella del tenore e non del  sussurro, affinché le  attività manutentive  tornino ad essere esperite direttamente dal personale dell’Azienda, dando  quindi linfa vitale, con un ritorno occupazionale, ad un modello di  organizzazione e riorganizzazione del personale di esercizio e tecnico da  anni  bistrattato  e che invece rappresenta la vera  ricchezza dell’Azienda. 
          La difficile situazione  che sta attraversando l'Italia non poteva non ripercuotersi anche sul comparto  autostrade, dove da inizio anno registriamo un calo dei transiti  attorno al 6% che, sommato a quello dello scorso  anno, ammonta mediamente al 13% su base nazionale.
          E’ un momento  delicato quindi per Società come Autostrade per l’Italia che, per tamponare i  risultati economici negativi derivanti dai minori introiti, si sta organizzando  con una internalizzazione di quasi tutte le attività che prima affidava all'esterno.
          Anche il settore  della progettazione ha subito un forte ridimensionamento, infatti l'internalizzazione  abbraccerà anche gran parte delle direzioni lavori che, di conseguenza, saranno  assunte dal personale di Autostrade.
          Come Fit stiamo  cercando di buttare le basi per trasformare un'Azienda di servizi in una vera  impresa, produttiva a tutti gli effetti. 
          La garanzia  occupazionale  sarà fondata sulle  internalizzazioni e, nei prossimi giorni, alla luce di questo obiettivo comune,  incontreremo l'Azienda per cercare di pianificare i lavori e analizzare la  concreata possibilità di incrementare i livelli occupazionali. 
          Per quanto  attiene la Società   Strada dei Parchi siamo davvero alle prese con una situazione  di una criticità e di una gravità senza precedenti, diametralmente opposta a  quella appena descritta.
          Da tempo è  aperta una vertenza relativa alla riorganizzazione unilaterale del comparto  dell’Esazione.
          La prevista  chiusura nelle ore notturne produrrebbe esuberi non inferiori alle cento unità  e questo rappresenterebbe un ulteriore colpo basso ai livelli occupazionali  regionali.
          Non basta  infatti provare a paventare soluzioni che garantiscano chi oggi è in Azienda.
          Quei posti non  verranno più coperti pur in presenza di una intesa datata 19 dicembre 2012 che,  sul tema, affermava tutt’altro, ribadendo la strategicità dei presenzia menti.
          Non va inoltre  dimenticato che negli ultimi tre anni si è registrato un aumento delle tariffe  del 28,4 % e di conseguenza gli abruzzesi, oltre alle ricadute occupazionali  negative, devono sopportare anche un maggior esborso economico. 
  Come dire: oltre al danno la beffa ! 
          Questa è una  partita che giocheremo fino in fondo vista la delicatezza dei risvolti che  potrebbe comportare e per la quale chiediamo l’appoggio anche dei livelli  nazionali dell’Organizzazione
Trasporto  aereo:
          
          Sul  versante del comparto aereo dobbiamo registrare purtroppo situazioni di estrema  criticità.
          Ci  riferiamo in primis alle recenti decisioni aziendali che hanno portato al  licenziamento di due lavoratori, il tutto attraverso l’utilizzo, a nostro  avviso distorto, delle recenti modifiche introdotte sull’articolo 18 della  Legge 300 del 1970.
          E’  la prima volta che accade della nostra Regione, ed è soprattutto la prima volta  che determinate azioni vengono messe in atto da Società a capitale  prevalentemente pubblico.
  Lo diciamo forte e chiaro: la Fit Cisl Abruzzo metterà  in campo ogni azione possibile che possa contrastare proficuamente  l’azzeramento di strumenti di tutela occupazionale per la risoluzione di  problematiche gestionali e di bilancio.
          Se  poi si analizza nello specifico la situazione della Saga emerge con chiarezza  una criticità molto più grave di quanto si possa immaginare in termini di  bilancio, tanto che limitarsi a ragionare sui milioni del Piano Marketing, il  cui importo non è sufficiente nemmeno per pagare i salari e onorare gli accordi  commerciali con la Ryanair,  diventa la foglia di fico che non permette una visione più responsabile della  situazione.
          Chiediamo  con fermezza il recupero delle professionalità ed una immediata inversione di  tendenza che possa recuperare proficue relazioni industriali, e lo chiediamo  anche e soprattutto alla proprietà che, fino ad oggi, è stata assolutamente  assente.
          Si  faccia chiarezza su questi temi anche perché sfugge ancora oggi la logica alla  basedi similescelte.
          Per  quanto attiene il futuro dell’infrastruttura aeroportuale registriamo con  soddisfazione l’inserimento dello scalo di Pescara nel Piano nazionale, cosa  che garantisce il finanziamento statale.
          Siamo  convinti che tra le diverse infrastrutture quella aeroportuale rappresenti il  volano ineludibile per l’economia e lo sviluppo regionale ed è anche per questo  che rivendichiamo le professionalità e le capacità manageriali anche e  soprattutto per quanto attiene la   Società di gestione.
Il trasporto marittimo ed il sistema portuale:
Chiarezza  quindi e competenza, caratteristiche queste attese anche per il comparto  marittimo regionale.
          Il dragaggio  del Porto canale di Pescara è emblematico in tal senso, come lo è la  definizione delle specificità produttive del sistema portuale regionale. C’è  bisogno di una programmazione delle necessarie risorse da indirizzare ad un  comparto fondamentale nell’ottica del riordino intermodale, alla base di una  nuova politica che deve riguardare un settore che in Abruzzo tocca, in alcuni  ambiti, livelli di eccellenza.
          Depauperare un  patrimonio fatto di conoscenze e capacità equivarrebbe a buttare alle ortiche  delle potenzialità di cui il nostro territorio non può fare a meno, anche e  soprattutto nell’ottica del potenziamento delle cosiddette autostrade del mare  quale elemento ulteriore di rilancio dell’intermodalità.
          Ecco perché  riteniamo auspicabile che si possa investire nel campo della formazione e  dell’aggiornamento continuo in tutti gli ambiti del sistema portuale e  marittimo facendo dell’Abruzzo la   Regione di riferimento per tutto il comparto.        
L’igiene ambientale e la logistica:
Una  vertenza ancora aperta è quella che riguarda l’unificazione contrattuale del  comparto dell’igiene ambientale.
          Restano  sicuramente differenze, ma sostanzialmente le norme principali sono identiche.
          L’elemento  che può dare la svolta decisiva all’unificazione è sicuramente un nuovo  articolato sul passaggio di gestione, che garantisca la continuità  occupazionale indipendentemente dal CCNL dei servizi ambientali applicato.
          Con  procedure, ruoli e tempi certi, questo nodo dovrà essere sciolto prima di  addivenire alla stesura definitiva dell’intera materia.
          Venendo  alla realtà regionale, la sfida che ci attende è il cambio della mentalità nel  settore.
          Si  deve passare dal modello “produzione-consumo-eliminazione” a quello fondato su “riduzione-riutilizzo-recupero” di prodotti e risorse.
          Il  nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti prevede una gestione unitaria dei  rifiuti urbani all’interno di ciascun ambito territoriale ottimale (ATO),  perseguendo criteri di superamento della frammentazione istituzionale e della  gestione.
          La  capacità di conferire i rifiuti in discarica si sta esaurendo e ciò crea gravi  problemi di ordine tecnico autorizzativo e, non ultimo, economico. 
          La  raccolta differenziata, e la sua più ampia diffusione, serve a ridurre la  quantità dei rifiuti che si portano in discarica, e questo è un obiettivo  prioritario. 
          Come prioritaria è una riflessione sulla  nuova tassa comunale denominata TARES che, così com’è, pesa eccessivamente sui  bilanci della famiglie e delle aziende.
          Infatti, lo slittamento a luglio del  pagamento della prima rata sta mettendo in difficoltà gli utenti che quest’anno  si ritroveranno a pagare, non in 4 o 6 rate come lo scorso anno, bensì in 2.
          Ma non c’è soltanto un risvolto sulle  famiglie, anche per le aziende pubbliche e private, che gestiscono i servizi di  igiene ambientale, lo slittamento toglie già da molti mesi le necessarie  risorse economiche per garantire i servizi, compresa la regolarità del  pagamento degli stipendi per i lavoratori e le lavoratrici addette.
          Paradosso dei paradossi: per assicurare la  continuità del servizio, le aziende, a corto di liquidità assicurata dalle  fatture pagate dai contribuenti, sono costrette a fare ricorso  all’indebitamento, con il conseguente aumento del costo del servizio di  smaltimento, che sarà inevitabilmente scaricato sulle famiglie, con un  ulteriore aumento delle tariffe.
          Chiediamo, pertanto, di spalmare il  pagamento della tassa attraverso più acconti, secondo le consuetudini attuali  dei Comuni, anticipando il pagamento, così come avvenuto per l’IMU lo scorso  anno, evitando di farlo coincidere con quello di altre imposte e tasse. 
          In questo modo si potrebbero conciliare le  esigenze delle famiglie e raccogliere il grido di allarme delle aziende.
          Altrimenti il rischio è di una stangata,  tra giugno e luglio, di circa 31,8  miliardi di  euro (11,6 miliardi acconto IMU, 14,4 miliardi saldo IRPEF, 4  miliardi acconto TARES e 1,8 miliardi la tranche dell’aumento dell’IVA).
          Abbiamo  parlato di contratti, ma la realtà ci impone di affrontare anche il tema degli  ammortizzatori sociali.
          La  crisi economico–finanziaria preoccupa ancora e suscita allarme pressoché  diffuso, in particolare per le sue ricadute sui livelli occupazionali. 
          Nel  mondo del lavoro si hanno effetti devastanti, anche sotto il profilo sociale, a  carico delle categorie tradizionalmente più deboli, che si vedono private dei  redditi da lavoro, a cominciare da quelli già precari. 
          E’  in discussione non solo il ridimensionamento del tenore di vita, ma la stessa  sopravvivenza. 
          Di  qui la grande attenzione dedicata anche dai non addetti ai lavori agli  ammortizzatori sociali nell’ambito della manovra anti-crisi. 
   
  Gli ammortizzatori sociali comunque  non devono essere intesi come un rubinetto sempre aperto perché ciò  significherebbe deresponsabilizzare il mondo delle Imprese. 
  L’obiettivo deve essere quello di  salvaguardare la base produttiva ed occupazionale evitando il rallentamento della  produzione.
La Confederazione e le tesi congressuali:
Lavoro, futuro  e giovani.
          Questi i  grandi riferimenti del nostro prossimo quadriennio, riferimenti ai quali  aggiungo quello dell’occupazione femminile.
          Abbiamo un  gran bisogno di interpretare al meglio una situazione in continua evoluzione ed  abbiamo un gran bisogno di stimoli e di idee che siano figli di un modo diverso  di approccio e non di un retaggio oramai inefficace.
          Giovani e  Donne rappresentano il serbatoio dal quale attingere per migliorare e centrare  il nostro agire sindacale, e per far questo è necessario attuare politiche di  inclusione al lavoro dedicate, tanto a livello centrale quanto a livello  territoriale.
          Continuiamo ad  avere la pretesa di governare i cambiamenti senza subirli, ma per riuscirvi  bisogna assumere la consapevolezza di ciò che si è modificato.
          Le modifiche  organizzative e territoriali alle quali ci accingiamo, che ci vedranno  costituire dapprima un corpo unico con la Fit Molise per poi avviare azioni comuni con le  Federazioni delle Reti, Fistel e Flaei, tendono al raggiungimento di questo  obiettivo, nello spirito di quella mutualità trasversale, sia in senso  orizzontale che verticale, riproposta come indispensabile dalle tesi  congressuali.
          L’importante è  non sprecare l’occasione, perché il rischio di strumentalizzazioni non è del  tutto scongiurato: le tesi e gli  indirizzi programmatici sono dell’Organizzazione, il compito di metterli in  pratica è degli uomini che ne fanno parte, e per quanto riguarda la FIT Abruzzo i due  aspetti andranno sempre di pari passo.
Coordinamento  donne, formazione ed informazione: 
   
          La  rappresentanza è fatta anche di strutture trasversali che, oltre a fornire  servizi, incidono anche positivamente sul tesseramento.
          Tra queste vi  è sicuramente il Coordinamento Donne che ha rafforzato la presenza sul  territorio attraverso specifiche iniziative.
          In tema di  formazione proseguirà l’organizzazione di Corsi regionali che andranno da  quelli di primo accostamento a momenti di approfondimento che, di volta in  volta, si renderanno necessari.
          Allo scopo è  già stato redatto un piano formativo sottoposto alla competente struttura  nazionale e contiamo di iniziare a lavorarci al termine di questa fase congressuale.
          Il tutto per  migliorare la qualità della rappresentanza, che ha contribuito al miglioramento  costante del dato associativo in questi ultimi quattro anni.
          E’ questo in  fondo l’approccio al lavoro che ci ha permesso di raggiungere la quota di 2.300  iscritti.
Conclusioni:
Molto  c’è ancora da fare e tante sono le sfide che ci attendono già nell’immediato  futuro.
          Le sfide sono  ancora più complicate perché complicato è lo scenario di riferimento, ma guai a  sottovalutare l’importanza di lavorare avendo a riferimento la prospettiva di  medio lungo periodo piuttosto che la semplicistica gestione del quotidiano.
          Continueremo a  lavorare e lo faremo a partire dai luoghi di lavoro, proponendo azioni e  contrattazione che possano dare risposte a quella che viene definita  solidarietà generazionale.
          Sarà ancora  più stimolante farlo in una Fit riorganizzata territorialmente e tesa a mettere  a fattor comune la propria esperienza nell’ambito della più ampia  rappresentanza delle reti.
          Vogliamo che  temi fondamentali come le infrastrutture, i trasporti e l’ambiente fungano da  volano per far davvero ripartire l’Abruzzo, con lo stesso spirito dannunziano  richiamato all’inizio, e che non si commettano gli errori del passato.
          Le esperienze  vissute devono servire a programmare meglio il futuro e spesso richiamano ad  insegnamenti che non vanno mai dimenticati.
          Con la forza  della nostra storia, e con la capacità prospettica che ci contraddistingue,  continueremo ad essere protagonisti, senza dimenticare il necessario  coinvolgimento del corpo associato anche attraverso momenti poco istituzionali  ma tanto, tanto aggreganti, come quelli vissuti nell’ambito della manifestazione  denominata Fit  In Famiglia che ci ha  permesso di vivere una esperienza unica con i soci e con le rispettive famiglie.
Per concludere, sono orgoglioso di aver contribuito a creare questa FIT e personalmente ringrazio tutti i componenti del Consiglio Generale, tutti i rappresentanti delle R.S.A. e delle R.S.U. ed , infine, ma non perché siano meno importanti, ringrazio gli amici che quotidianamente collaborano con me nella sede FIT Regionale, amici che, come me, lavorano seriamente per guidare il futuro della FIT abruzzese.
